Passa ai contenuti principali

In primo piano

Zahara

    C’era una volta , in un deserto arido e implacabile, un fiore chiamato  Zahara . La sua storia era un enigma, un mistero che affascinava chiunque lo vedesse. Le sue radici si aggrappavano al suolo secco, eppure, contro ogni previsione, sbocciava con una bellezza straordinaria. Zahara   aveva petali di un rosa tenue, quasi trasparenti. Sembravano fatti di seta e luce. La sua fragranza era un mix di sabbia calda e promesse di pioggia. La gente del deserto diceva che chiunque avesse respirato il suo profumo avrebbe trovato la speranza anche nei momenti più bui. Ma come poteva un fiore sopravvivere in un luogo così ostile?  Zahara  aveva imparato a resistere. Le sue radici si estendevano profondamente nel terreno, alla ricerca di ogni goccia d’acqua. Le sue foglie erano piccole e coriacee, ridotte all’essenziale per evitare la traspirazione. E i suoi fiori?  Zahara  li apriva solo quando il vento portava con sé l’odore della pioggia imminente. Un giorno, un viaggiatore smarrito

Il Faro nella Tempesta


 

In un piccolo villaggio costiero, dove le onde si infrangevano con forza contro gli scogli, viveva una donna di nome Elena. La sua vita era stata segnata da una serie di sfortune che avevano lasciato il suo cuore colmo di tristezza. Il mare, che una volta era stato fonte di gioia e avventura, ora sembrava riflettere la sua disperazione.

Elena passava le sue giornate a camminare lungo la spiaggia, osservando le imponenti onde e cercando di trovare un barlume di speranza nel grigio del cielo. Il villaggio era spesso avvolto da una fitta nebbia e i pescatori raramente osavano avventurarsi in mare per paura delle tempeste.

Una notte, mentre una tempesta infuriava e il vento ululava come un coro di spiriti perduti, Elena vide una luce brillare in lontananza. Era il faro, che da anni era spento e dimenticato. La luce era debole, ma costante, e sembrava chiamarla.

Spinta da una forza che non sapeva di avere, Elena si avventurò fuori dalla sua casa e si diresse verso il faro. Il cammino era pericoloso, ma la luce la guidava, come una promessa di salvezza. Quando raggiunse il faro, trovò la porta socchiusa e, con sorpresa, vide che all’interno c’era un uomo, il custode.

Il custode gli raccontò che quella notte aveva deciso di accendere il faro per la prima volta dopo molti anni, perché sentiva che qualcuno aveva bisogno di quella luce. Elena ascoltò le parole dell'uomo e qualcosa dentro di lei si risvegliò. La speranza, che aveva creduto perduta, iniziò a scaldargli il cuore.

Da quella notte, il faro rimase acceso. Elena e il custode ogni notte si incontrarono e insieme si presero cura della luce che guidava i pescatori al sicuro verso casa. La donna iniziò a vedere il mare non più come un nemico, ma come un amico che gli aveva portato una nuova speranza.

Il villaggio si trasformò. La nebbia si diradò e i pescatori tornarono a navigare, fiduciosi nella luce del faro. Il custode divenne noto come “l'uomo del faro”, colui che aveva riportato la speranza in un luogo che l’aveva dimenticata.

La storia di Elena e del custode del faro divenne un racconto di coraggio e di speranza che veniva narrato ogni volta che le tempeste si avvicinavano. E ogni volta che la luce del faro brillava nella notte, tutti sapevano che non importa quanto buio possa sembrare il mondo, c’è sempre una luce che può guidarci verso un futuro migliore. E quella luce è la speranza, un faro che brilla dentro ognuno di noi, aspettando solo di essere acceso.

 

(24/05/2024 ore 02.00)

 

Commenti

Post più popolari