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Zahara

    C’era una volta , in un deserto arido e implacabile, un fiore chiamato  Zahara . La sua storia era un enigma, un mistero che affascinava chiunque lo vedesse. Le sue radici si aggrappavano al suolo secco, eppure, contro ogni previsione, sbocciava con una bellezza straordinaria. Zahara   aveva petali di un rosa tenue, quasi trasparenti. Sembravano fatti di seta e luce. La sua fragranza era un mix di sabbia calda e promesse di pioggia. La gente del deserto diceva che chiunque avesse respirato il suo profumo avrebbe trovato la speranza anche nei momenti più bui. Ma come poteva un fiore sopravvivere in un luogo così ostile?  Zahara  aveva imparato a resistere. Le sue radici si estendevano profondamente nel terreno, alla ricerca di ogni goccia d’acqua. Le sue foglie erano piccole e coriacee, ridotte all’essenziale per evitare la traspirazione. E i suoi fiori?  Zahara  li apriva solo quando il vento portava con sé l’odore della pioggia imminente. Un giorno, un viaggiatore smarrito

La resilienza


 

Tra le rovine del tempo, la vita si fa strada,

con la forza di un germoglio che la roccia infrange.

La resilienza è il canto dell'alba che risuona,

nel silenzio del mondo, una melodia che incanta.

 

È il passo dell'errante che non conosce stanchezza,

la stella polare che guida nel buio della notte.

La resilienza è il grano che sotto la neve riposa,

pronto a rinascere, quando la primavera lo tocca.

 

Come l'acqua che scava la pietra, goccia dopo goccia,

la resilienza è pazienza, è la forza di chi non si piega.

È il volo dell'aquila che sfida l'altura del cielo,

che nei vortici del vento, trova la sua regale via.

 

Nel tessuto della vita, ogni filo intrecciato,

racconta storie di chi non si è mai arreso al fato.

La resilienza è il fuoco che nel gelo non si spegne,

è la luce di chi lotta, di chi spera, di chi sogna.

 

(23 Maggio 2024 ore 21:45)

 

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